about Mau musicopittore:

CECILIA SPETIA , storica e critica d’arte.

Maurizio Fioretti: un musicista, un pittore, un poeta di immagini? sono tre dimensioni che coinvivono nei suoi quadri in cui il colore campisce lo spazio definendo superfici diverse per intensita’ e spessore.

Le immagini scaturite dal pennello di Maurizio Fioretti sono fondamentalmente forma e colore. Il contrasto tra immagine e sfondo crea nei rapporti tonali una dialettica, in cui emerge forte nell’essenzialita’ delle forme l’esigenza da una parte del’autore di dare immediatezza visiva, che diventa immediatezza di comunicazione.

Nei temi trattati si percepisce in maniera evidente il legame che unisce le immagini alla musica. La chitarra legata all’attivita’ di musicista dell’autore, è nella morbidezza delle sue curve sia immagine femminile, sia richiama in maniera originale il simbolo della doppia elica dell’infinito. Infinito che è il fine ultimo di ogni creazione umana.

E’ con una pennellata prettamente ”Fauve”, che il colore si trasforma in nota musicale, in cui il timbro e la tonalita’ diventano colore puro.
Da immagini in cui piu’ evidenti sono gli allacci a soluzioni figurative, si passa a quadri come quelli intitolati ”La Mano” e ”Un uomo e una donna” in cui il colore suggerisce una memoria vissuta e un movimento di corpi nello spazio. Ed e’ in questi due lavori che si rintraccia maggiormente in un’onda visiva quell’onda di emozioni suscitate dall’ascolto della musica che come una continua partitura di suoni scolpisce immagini indefinite.

LUDOVICA PALMIERI , curatrice, critica e storica d’arte.

…. In questa fusione dei temi, in cui pensiero e immagine sono indissolubilmente legati,  è il colore che gioca un ruolo fondamentale, nella misura in cui viene usato da Maurizio Fioretti in modo totalmente libero e peculiare. Come se l’artista ricreasse un espressionismo tutto personale, caratterizzato sì da un uso distorto del medium cromatico ma privo di quella violenza ed aggressività che connotava i pittori dell’omonima avanguardia.

I riferimenti artistici di Maurizio Fioretti non sono immediatamente riconoscibili nelle sue opere, fenomeno probabilmente dovuto alla formazione da autodidatta del pittore, tuttavia a ben guardare è manifesto da una parte il legame con la tradizione nostrana del Novecento, dall’altra la grande ammirazione provata dall’artista per Picasso, i riferimenti al quale ricorrono in molte opere. I colori stesi a plat, gli occhi spalancati, come, ad esempio, in Musa Desnuda, fanno pensare ai pittori ribelli della Scuola Romana del primo e secondo dopoguerra, come Mario Mafai o Scipione, mentre le tonalità cromatiche così forti e accese, che troviamo in opere come La Danzatrice o Incontro, ci riportano a tempi più vicini: gli anni ottanta della Transavanguardia, in particolare alle opere pittoriche di Sandro Chia.

Haidée , appassionata d’arte.

Conosco Maurizio Fioretti da diversi anni, cio’ mi ha consentito di assistere ai suoi movimenti compositiviin piu’ di un’occasione. Quando imbraccia la chitarra, dalle sue mani escono suoni, le due mani si muovono insieme, lui e’ il regista delle sue dita, che, come attori su un set, vengono guidate, ognuno col suo ruolo, ad eseguire un’immagine sonora complessiva da cui gli ascoltatori trarranno godimento. Lasciarsi andare, chiudere gli occhi…

Quando dipinge, in una sola mano confluisce l’energia di tutto il corpo. La tela solcata da un colore, poi un altro, poi un altro ancora, poi il nuovo colore nato dal mescolarsi dei colori precedenti, occhi esperti seguono la danza dei colori, avidi di sapere come andra’ a finire….E il colore diventa linea, la linea forma. Non sempre. A volte il colore resta colore, riempe tutta la tela. A volte la linea e’ nera, tornando a rivendicare la sua origine, non di confine, ma di separazione.C’e’ uno uno spazio al di la’ della linea, uno al di qua’. C’e’ un tempo prima, della linea, uno dopo. C’e’ un’immagine prima, una dopo. C’e’ un’immagine esterna realizzata al di fuori di se’, sulla tela, dall’artista, prima della linea, un’immagine interna dell’artista, prima della linea. Dopo la linea, entrambe non sono piu’ le stesse.

La linea che diventa forma, in queste opere, e’ quasi sempre donna, corpo, volto di donna. Una donna che domina la tela anche se non e’ al centro di essa; anche se immersa in elementi naturali, in un gruppo di altre figure umane, piu’ definita o piu’ stilizzata, o rappresentata col suo uomo. In alcune opere e’ evidente che la donna, non inserita sullo stesso piano spaziale dell’uomo, ne rappresenta l’immagine, il ricordo, il sogno. E arrivano le tele con le forme di uomo, inequivocabili, in cui la donna non appare disegnata, ma e’ presente come senso del diverso di se’. I volti di M. F. non permettono equivoci. Torna il colore, che, nelle opere astratte si fonde con la linea, lasciando allo spettatore la liberta’ di stabilire la prevalenza dell’uno sull’altra, senza trascurare l’immagine.

E nella performance musico pittorica? Il segreto e’ passare dall’esecuzione musicale, base dell’immagine che si generera’ sul quadro, alla nuova composizione armonica che portera’ con se’ la sensazione dell’immagine dipinta appena creata. E Maurizio Fioretti riesce a orientarsi tra immagine sonora e visiva perche’ riesce a esprimere il senso universale di entrambe.

Emanuele Santi, scrittore.

Ricordo il sole, l’ossigeno di Villa Torlonia, il profumo dell’aria, la tanta gente intorno e il sorriso di una ragazza seduta accanto a me. Poi l’artista, Maurizio Fioretti, armato di chitarra e pennello con la tela alle spalle e il pubblico sul viso. Ho visto musica e pittura mescolarsi insieme, suono e colore chiamarsi, rincorrere e nutrirsi attraverso vibrazioni tangibili. Come in un ballo o in un incontro d’amore, il pubblico passa alle spalle e la tela si mette di fronte. Il colore dipinge uomo e donna, ricerca eterna che non morira’ mai. Tocca di nuovo alla musica che non è la stessa di prima. Nemmeno il pubblico, ritornato frontale, e’ lo stesso di prima. Anche l’artista è cambiato, per questo tra poco lascera’ la chitarra per accarezzare la tela con colori diversi. E la tela piano piano non si chiama piu’ tela, si chiama opera. La gente batte le mani, la ragazza vicino a me sorride, è bellissima. L’artista ringrazia, tutto e’ stato bellissimo.

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